La legge riconosce il ruolo centrale della famiglia nella crescita di ciascun bambino, tutelandone il sacrosanto diritto ad essere amato e accudito dai propri genitori. Ciononostante, negli ultimi anni si è assistito ad un aumento della percentuale del numero di bambini abbandonati.

Secondo una ricerca condotta dalla Società italiana di Neonatologia (Sin), infatti, su 550.000 bambini nati ogni anno circa 400 non vengono riconosciuti. Ad abbandonare i propri figli non sono solo madri straniere ma anche italiane che per via di condizioni sociali disagiate o per altri vari motivi (di certo non facilmente comprensibili) decidono di non prendersi cura dei loro figli. Si tratta di un dramma psicologico e sociale che l’ordinamento italiano e l’intero sistema cercano ogni giorno di combattere.

Il diritto di un bambino ad avere una famiglia” è sancito dall’ordinamento con la legge 4 maggio 1983 n. 184 che al comma 5 stabilisce che: “Il diritto del minore a vivere, crescere ed essere educato nell’àmbito di una famiglia è assicurato senza distinzione di sesso, di etnia, di età, di lingua, di religione e nel rispetto della identità culturale del minore e comunque non in contrasto con i princìpi fondamentali dell’ordinamento”.

Il 20 novembre 1989 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Infanzia basata su quattro principi fondamentali:

  1. La non discriminazione dei diritti dei bambini che devono essere garantiti senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione o opinione;
  2. Il superiore interesse del bambino su ogni iniziativa pubblica o privata e su ogni legge o regolamento;
  3. Il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino;
  4. L’ascolto costante delle opinioni e del pensiero del bambino in tutti i processi decisionali che lo riguardano.

Ma in cosa consiste esattamente per il sistema il diritto ad avere una famiglia? Sempre secondo quanto stabilito dalla Convenzione, ogni minore ha innanzitutto il diritto di conoscere i propri genitori biologici, ha il diritto di vivere con loro, di vederli, di essere protetto, di avere una vita decente e, se il caso, anche di essere adottato. 

Proprio per questo ultimo diritto, e nel tentativo di garantire che per ogni bambino venga soddisfatto il bisogno di avere una famiglia con il massimo dell’assistenza e della protezione, l’ordinamento italiano prevede un regime graduato di interventi nella vita dei minori a rischio che non incidano negativamente ed ulteriormente nello sviluppo psicologico e sociale del piccolo. E in questo stabilisce anche una serie di passaggi, come l’accoglienza in una casa famiglia, che possano portare il più presto possibile ad ottenere l’obiettivo finale per il benessere del bambino abbandonato, ovvero quello di riavere una famiglia che lo ami e lo accolga con il cuore.

Si parlerà tanto in questi giorni di persona in difficoltà perché l’atmosfera del Natale ci porta tutti ad essere inevitabilmente più attenti al prossimo, più solidali con gli altri e più buoni. Ma questo argomento deve essere un punto fermo, una battaglia che tutti dovremmo sposare e portare avanti ogni giorno dell’anno.

Insieme all’associazione “Ideale Sicilia”, già da mesi stiamo portando avanti il progetto di sostenere l’apertura di una casa famiglia sul territorio etneo che possa accogliere e prendersi cura di decine di bambini che non hanno avuto la fortuna di conoscere l’abbraccio amorevole di un genitore. Tanti passi avanti sono stati fatti e molti altri si faranno.

Ma il progetto Casa Famiglia – che avrà presto un nome diverso – comincerà a prendere forma già Sabato 12 Dicembre.

Vi terremo aggiornati …

Perché ogni bambino dovrebbe avere una famiglia che lo ami e che si prenda cura di se ogni giorno, per sempre.